L’attività sportiva e lo studio

Corsetta o film sul divano?

Ci hanno sempre detto di fare un po’ di sport, di fare attività, anche solo di correre. Ma chi difende noi pigri? Il beato oziare sul letto o sul divano, con un libro o guardando un film… perché fare sport? Alcune considerazioni interessanti sul benessere psico-fisico e sul miglioramento nello studio potrebbero darci un quadro più completo e farci cambiare idea. Come l’ascolto musicale, anche lo sport è infatti responsabile del nostro stato d’animo e del nostro umore.

Sin dall’alba dei tempi le considerazioni su corpo e mente sono state al centro del dibattito filosofico, con la supremazia di questa o quella sfera, a seconda della corrente di pensiero. Basti pensare alla dualità insolubile tra Atene e Sparta; una costituiva la culla della tradizione filosofica occidentale; l’altra l’elogio della forza, dell’arte della guerra, del corpo. Al di là delle differenti opinioni è opportuno rimarcare come l’equilibrio tra questi due poli sia basilare per qualsiasi tipo di attività umana.

Mens Sana in Corpore Sano e la tradizione greco-romana

Già Aristotele, nelle opere La Politica e De Anima, indica la necessità di uno sforzo intellettivo e di uno fisico, in pressoché uguale misura, per un corretto sviluppo dell’individuo che non può allontanarsi da uno di questi due poli. In questo modo Aristotele rifiuta il dualismo tra corpo e mente, avvicinandosi alla posizione dei socratici, secondo cui “come non è corretto curare gli occhi senza considerare la testa, né la testa senza considerare il corpo, così non è corretto curare il corpo senza considerare l’anima”. 

In questo senso si inserisce la celebre locuzione Mens Sana in Corpore Sano, scritta dal poeta latino Decimo Giunio Giovenale, vissuto tra il I e il II secolo d.C., nelle Satire, che inizialmente aveva un significato differente da quello che ha assunto col passare dei secoli. La traduzione originale era orientata a rifiutare la mondanità, la ricchezza, i beni materiali, avendo come desiderio la salute dell’anima e del corpo.

Medioevo e Seicento, quando la mente è più forte

Le filosofie medievali e successive producono un discostamento da questa visione, promuovendo un dualismo antitetico tra mente e corpo, con la supremazia della prima sul secondo. questa visione raggiunge il suo apice nel Seicento con René Descartes e con il dualismo cartesiano tra Res Cogitans e Res Extensa. Il corpo viene ora considerato come una macchina, inerme, che viene “guidata” dalla ragione tramite la ghiandola pineale; una sostanza passiva e “plasmabile” dalla volontà della mente. E’ importante sottolineare come altri pensatori, come Spinoza, abbiano proseguito su questo solco di pensiero.

Integrare gli opposti, dal 1800 a oggi

Col passare dei secoli e degli apporti scientifici questo dualismo teoretico entra lentamente in crisi, fino al 1800, quando diversi autori spostano l’attenzione sulla comprensione del ruolo del corpo e della mente come parti integranti delle funzioni vitali dell’essere umano. Da allora, la comunità accademica ha sovvertito la visione del corpo e delle emozioni come ostacoli ai processi razionali; è stato dimostrato che la reazione corporea attivata da uno stimolo e rappresentata come mappa sensoriale nel Sistema Nervoso Centrale è una componente essenziale dei processi decisionali e delle strategie del problem-solving.

Corpo e mente: la persona come un tutto

Il significato delle parole di Giovenale, come anticipato, ha subito un drastico restyling a partire dal XX secolo. Con la nascita e lo sviluppo delle discipline psicologiche, delle prime associazioni sportive contemporanee e con nuovi approcci in campo scientifico, pedagogico, educativo, la locuzione latina ha assunto il significato di necessità di curare e allenare mente e corpo. Piccola curiosità: chi conosce il significato del marchio sportivo Asics? Per chi non lo sapesse, ve lo diciamo noi: Anima Sana In Corpore Sano

L’esigenza di “stressare” il fisico assume quindi la stessa importanza di mantenere un cervello attivo, ricettivo, fertile. 

Questo approccio ha di conseguenza determinato, nel corso del Novecento, un aumento progressivo di interesse e tempo dedicato all’allenamento, oltre alla nascita di figure professionali e specifiche: in questo senso basta pensare a personal trainer, nutrizionisti, medici e psicologi sportivi, etc. Anche il diritto e la legislazione, soprattutto a partire dalla fine del XIX secolo, hanno dovuto adeguarsi e allinearsi al nascente e diffuso fenomeno sportivo, intervenendo con una giurisdizione che non esisteva in precedenza. 

Ma in che modo l’esercizio fisico influenza l’apprendimento?

Le ricerche sono decisamente numerose e si focalizzano sui benefici prodotti sulla memoria, sul livello di concentrazione, di apprendimento, comprensione e sulla stabilizzazione di ansia, insicurezza e autostima. Le ragioni di tali benefici sono da ricercarsi a livello chimico e di produzione di ormoni, proteine, neurotrasmettitori e altre sostanze chimiche, lasciando sensazioni di benessere psico-fisico a fine sforzo. Oltre a ciò l’esercizio permette un miglioramento dell’ossigenazione e del flusso sanguigno da e verso il cervello. 

Un’altra parte fondamentale per l’apprendimento, la memoria, beneficia molto dell’attività fisica; grazie a essa, non solo vengono create nuove connessioni ma si fortificano anche quelle precedenti, determinando un aumento della velocità dei neuroni e delle connessioni cerebrali. Se, ad esempio, ci troviamo in prossimità di un esame, la pratica quotidiana di attività fisica aiuta ad aumentare l’apprendimento e l’attenzione, abbassando parallelamente i livelli di ansia, insoddisfazione e stress. 

Su queste basi si è potuto notare come lo sport produca effettivamente un aumento pratico nell’andamento dei risultati scolastici. Gli studenti dell’Università del Tennessee si sono prestati proprio all’analisi di questa possibile relazione ed i risultati hanno evidenziato un miglioramento nel campione di studenti che praticavano regolarmente esercizio fisico e sport, agonistico o amatoriale.

L’attività sportiva è anche veicolo di valori importanti, specialmente in età infantile e propulsore dello sviluppo di competenze trasversali fondamentali per la vita accademica e lavorativa. Tra i valori fondamentali si ha il rispetto delle regole, dell’avversario, degli allenatori, della sconfitta e della vittoria. In secondo luogo, le persone che fanno sport imparano la correlazione tra impegno e successo: nello sport se uno si allena al meglio ottiene buoni risultati, così come a scuola se si studia e ci si applica si ottengono buoni voti. La disponibilità al sacrificio e allo sforzo produce nel lungo periodo risultati decisamente migliori.

Lo sport è una droga?

Secondo alcune interpretazioni, lo sport può essere considerato a tutti gli effetti come una droga naturale; da alcune ricerche condotte dall’Università di Amburgo-Eppendorf e dell’Università Johannes Gutenberg di Magonza è emerso infatti come l’attività fisica abituale e protratta stimoli un aumento dei livelli ematici di anandamide. Questa sostanza è uno dei principali endocannabinoidi, molecole prodotte dall’organismo che si legano agli stessi recettori dei neuroni a cui si lega anche il tetraidrocannabinolo, il principale principio attivo della cannabis.

Altre ricerche hanno invece evidenziato la correlazione tra stress e ansia, rendimento scolastico, e attività fisica. Ebbene, questa associazione esiste: il movimento aumenta la produzione di determinate sostanze, come le endorfine, inibendone altre, come il cortisolo, uno degli ormoni dello stress. 

Chiaramente, il livello della produzione di questi e altri ormoni, o più in generale sostanze, dipende da diversi fattori. Senza entrare nel dettaglio, non è questa la sede, è chiara la centralità dello sport nel benessere psico-fisico personale.

Ci vuole un fisico bestiale, altrimenti…

Sempre a livello chimico, si può osservare come la mancanza di sport o attività fisica produca gli effetti inversi. Si è notato come lo stop improvviso o prolungato di uno sport producesse nelle persone ansia, scontentezza, oltre a un parziale rallentamento della memoria.

L’assenza di sport può produrre anche effetti negativi a lungo termine come l’insorgenza di malattie cardiovascolari, polmonari e di deambulazione. Parallelamente, si è riscontrata una maggiore velocità di invecchiamento delle cellule e dei tessuti e il possibile sviluppo di disturbi e malattie come l’Alzheimer.

Grazie alla pratica sportiva lo sviluppo della personalità, culturale, fisico, ed emotivo, diventa invece completo. Diverse ricerche dimostrano che coloro che praticano sport dispongano anche di una maggiore intelligenza emotiva, molto importante nelle relazioni interpersonali e nella società.

Come migliorare lo studio

Ci sono diverse metodologie e approcci per migliorare lo studio e l’apprendimento; in questo contesto ci concentriamo sulla relazione tra sport e studio. Detto già dei benefici chimici, il primo passo può essere la creazione di un calendario delle attività fisiche; è importante infatti stabilire una certa consuetudine e regolarità dello sforzo fisico. Chiaramente, questo tipo di allenamento non tiene in considerazione la pratica agonistica di un qualsiasi tipo di sport.

La regolarità dell’attività permette un migliore utilizzo del tempo disponibile, sia quello destinato allo studio, sia quello destinato all’allenamento e ad altre pratiche, sia il rafforzamento della propria psiche, in termini di temperanza, tenacia, autoefficacia. L’attenzione qui è unicamente orientata al tempo destinato per questa attività, senza considerare quale tipo di sport si pratica o si vuole praticare. 

Ogni sport ha chiaramente le sue peculiarità, i relativi stress fisici, lo sviluppo di alcune parti del corpo invece di altre. L’importante (per qualsiasi tipo di sport) è la ripetitività della pratica quotidiana o settimanale, di almeno un’ora per volta. 

Tipi di sport consigliati

Quali sport migliori di altri per incrementare le performance cognitive? Non ci sono attività più idonee di altre, tutti gli sport apportano benefici psico-fisici.

A livello generale, quando non orientato esclusivamente alla prestazione fisica, lo sport aiuta innanzitutto a sfogare lo stress accumulato. Un consiglio può essere quello di praticare il più possibile sport all’aria aperta; un altro è la pratica di sport che prevedono uno sforzo simmetrico del corpo, tanto degli arti superiori tanto di quelli inferiori. Corsa, piscina, pallacanestro, pallavolo, rugby, costituiscono degli ottimi esempi. Anche la palestra ha un risvolto decisamente benefico ma, laddove possibile, uno sport è generalmente preferibile.

Sempre in relazione al miglioramento dell’apprendimento psichico, sono preferibili gli sport di squadra rispetto a quelli individuali, specialmente in età infantile. La condivisione degli spazi, del tempo e delle regole di gioco è infatti un tema fondamentale per lo sviluppo cognitivo di un bambino.

E voi?

Come abbiamo visto, l’equilibrio tra mente e corpo risulta fondamentale, sia per lo studio, sia per il benessere psico-fisico, sia per lo sviluppo delle interazioni sociali. Alla luce di questa analisi, siete ancora convinti che poltrire sul divano sia la cosa migliore da fare durante il tempo libero? Quale sport vi piace praticare?

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