La mobilità sostenibile

Per un futuro ecologico ed eco-compatibile

Entrata definitivamente nelle vite di ciascuno qualche anno fa, la mobilità sostenibile si inserisce in un programma più ampio e legato a una presa di coscienza ambientale collettiva in relazione alle attività e abitudini quotidiane umane. Al suo interno sono presenti diverse tematiche: si va dal trasporto elettrico a quello in bicicletta, dallo sharing alla camminata, all’uso di fonti rinnovabili.

La nostra analisi qui ci porterà a considerare i benefici di camminare e di spostarsi in bicicletta, con uno sguardo allo sharing.

Cosa si intende per mobilità sostenibile?

Secondo il World Business Council for Sustainable Development, mobilità sostenibile significa:

Dare alle persone la possibilità di spostarsi in libertà, comunicare e stabilire relazioni senza mai perdere di vista l’aspetto umano e quello ambientale, oggi come in futuro.

I più giovani convivono praticamente da sempre con questa espressione, che soltanto di recente ha ricevuto le dovute attenzioni dell’opinione pubblica e delle organizzazioni governative. Per una fetta di popolazione però risulta ancora un comportamento lontano dall’ordinario, scarsamente concretizzato (o concretizzabile), rimanendo per lo più nella sfera concettuale del termine. 

La differenza tra pensiero e azione crea un contrasto insoluto che, se da un lato richiama una sorta di dissonanza cognitiva a livello sociale, dall’altro provoca conseguenze ambientali tragicamente tangibili. Le cause alla radice di questa scissione e incapacità di risoluzione sono molteplici e coinvolgono più soggetti ed enti, come comuni e politiche sui trasporti e di urbanistica, aziende di trasporto, luoghi di lavoro, di studio o svago verso cui ci si sposta, modelli culturali, accordi internazionali, e via discorrendo fino al tempo libero e alle abitudini delle persone.

Prima però di proseguire oltre è necessario fare un passo indietro. 

Ambiente e sviluppo sostenibile

Che l’ecosistema terrestre stia subendo potenti scossoni è un dato di fatto della società attuale; nelle agende politiche la questione della sostenibilità ha trovato un posto sempre maggiore, soprattutto negli ultimi anni, con l’aumento di progetti, leggi, campagne istituzionali, etc. 

In realtà, la questione ambientale aveva già provato a fare capolino negli anni ‘60, in concomitanza con i trattati della nascente Comunità Europea; all’epoca però, gli spunti erano più relazionati alla produzione industriale, ai materiali impiegati nei processi di produzione, all’impossibilità di una crescita illimitata.

Per una lettura su tematiche ambientali ed ecologiche vi rimandiamo agli scritti di numerosi studiose e studiosi, come Vandana Shiva, i coniugi Meadows, Philip McMichael, Harriet Friedmann, Serge Latouche, e tanti altri.

L’accelerazione esponenziale e globale in termini di sviluppo economico ha portato negli anni a un drastico ripensamento della questione e dei possibili rimedi; già a partire dagli Accordi di Rio del 1992, con un alcuni spunti sulla necessità di uno sviluppo più eco-friendly dei trasporti. 

Soltanto a partire dagli anni 2000 questa necessità di transizione ha preso il centro della scena nel settore automotive e nelle sedi istituzionali. Nei recenti G8, G20 e nelle conferenze sui cambiamenti climatici queste necessità sono state ribadite con forza, non solo dalle parti coinvolte nei processi di scelta e strategia: una forte spinta è arrivata anche dai movimenti ecologisti come Fridays for Future, nonché da rinnovati gusti e scelte dei consumatori, che hanno necessariamente indirizzato il mercato verso nuove frontiere

Iniziative recenti

Negli ultimi anni, l’UE si è impegnata a diventare a impatto climatico zero entro il 2050. A tal fine, il settore dei trasporti deve subire una trasformazione che richiederà una riduzione del 90% delle emissioni di gas a effetto serra, garantendo nel contempo soluzioni a prezzi accessibili ai cittadini. II pacchetto Pronti per il 55% costituisce il piano dell’UE per conseguire gli obiettivi climatici del Green Deal europeo e comprende una serie di proposte di revisione della legislazione dell’UE, anche nel settore dei trasporti.

La recente Cop26 e la precedente Cop21 hanno inoltre evidenziato l’urgenza di questa transizione verso energie, metodi di produzione, trasporti più sostenibili che non può più attendere. Nonostante il massiccio appello, l’obiettivo sembra tuttavia ancora lontano e da rivedere nella prossima Cop27.

La questione ambientale, nelle sue diverse sfaccettature, riveste e rivestirà un’importanza sempre maggiore nelle scelte governative mondiali, ma non è una cosa nuova. L’allarme di una possibile scissione metabolica, tra attività umane ed ecosistema, con conseguenze attive sullo stesso essere umano erano già state teorizzate da Marx, nel XIX secolo. 

Joe Biden, 46º presidente degli Stati Uniti d’America, presente alla Cop26 di Glasgow

La mobilità in Italia

Introdotto in Italia durante gli anni 90, con la pubblicazione del Decreto Interministeriale Mobilità Sostenibile nelle Aree Urbane del 27/03/1998, il concetto di mobilità sostenibile ingloba al suo interno tutte le tipologie di spostamento a basso impatto ambientale, iniziando ovviamente dalla camminata e dalla bicicletta

Questi sono i metodi migliori per una mobilità sostenibile e salutare, specie per gli spostamenti di prossimità che sono circa il 50% degli spostamenti che in media si effettuano durante la giornata. In quest’ottica, pensiamo a quante volte viene utilizzata l’automobile o un mezzo inquinante per spostamenti brevi per pigrizia, abitudine, e altre motivazioni descritte di seguito. 

Se camminare o pedalare non è proposta gradita, l’incessante sviluppo tecnologico ha determinato la nascita di mezzi a basso impatto ambientale, come i monopattini, le biciclette elettriche o i motorini. 

Nel filone dei mezzi elettrificati rientrano anche moto e automobili; qui però è necessario specificare come la diminuzione del tasso di inquinamento sia legata esclusivamente ai combustibili fossili, escludendo dall’analisi l’intero processo produttivo. Su questo punto si stanno interrogando in molti, poiché il rischio di cadere in un paradosso ecologico è molto concreto.

Trend, percentuali e incentivi

La situazione in Italia indica attualmente che circa una persona su dieci (o poco più, circa il 12%) preferisce camminare per recarsi sul luogo di lavoro (dati Istat) e circa il 4% utilizza la bici. Il 73% degli occupati utilizza esclusivamente mezzi privati; tra gli studenti questo comportamento è condiviso da quasi il 40%, mentre quasi il 30% sceglie di camminare. Le percentuali mostrate stanno subendo un lieve cambiamento a favore della sostenibilità: nel 2017, circa il 37.9% della popolazione ha utilizzato mezzi sostenibili.

Se consideriamo a questo punto anche l’utilizzo sporadico della bicicletta, il numero delle persone sale infatti a sei su dieci, con il dato in decisa crescita soprattutto nell’ultimo triennio

La mobilità sostenibile nell’agenda politica

Parallelamente, sono aumentati i chilometri ciclabili, le corsie dedicate, l’attenzione istituzionale, e l’interesse dell’opinione pubblica. Sono previsti infatti 365 chilometri di nuove piste ciclabili urbane e metropolitane e altri 1.235 chilometri volti a potenziare 10 ciclovie turistiche. Nei prossimi anni, il 50 per cento delle risorse sarà destinato alle regioni del Sud per un necessario riequilibrio territoriale.

La politica ha giocato un ruolo importante fornendo un assist decisivo con scontistiche e bonus. In altre parole, il mercato cresce se la mobilità attiva viene incentivata anche grazie a iniziative politiche che la favoriscono; occorre rendere le strade più sicure e creare consapevolezza nelle persone perché si arrivi a utilizzare maggiormente la bicicletta. Le cifre per la Bike economy in Italia parlano a tal proposito di un +8.8% rispetto al periodo pre-pandemico, a testimonianza di un rinnovato interesse per il settore.

L’andamento descritto è stato alimentato anche dalla pandemia e dallo stato di emergenza in cui improvvisamente si è trovata la società; se da un lato si è assistito a un iniziale allarmismo verso lo sharing e mezzi pubblici, dall’altro si è visto un aumento della bicicletta. 

Le cifre indicate sono chiaramente agevolate dal comportamento dei cittadini, sempre più orientati a soluzioni green, rispettose dell’ambiente e della salute, e accessibili economicamente. 

Iniziative locali e internazionali

Al di fuori dei confini nazionali, il settore dei trasporti consuma generalmente circa un quinto dell’energia primaria prodotta nel mondo, con il 40 per cento usato nel traffico urbano. La situazione però è in rapido cambiamento. Limitandoci ai paesi membri, si può notare come Spagna, Francia, Germania e altri stati stiano puntando con decisione a forme di mobilità sostenibili, inclusa la mobilità attiva.

Sono in totale 25 gli Stati membri che hanno esplicitato le loro intenzioni; il paese che spende la più alta percentuale della quota del recovery fund è il Belgio (7%), a seguire la Danimarca con il 4,4%; Ungheria, Lettonia e Slovacchia spenderanno l’1,7% mentre Cipro l’1,4%. In Europa, complessivamente, è stato investito un miliardo in infrastrutture e progettati oltre 2.300 km di nuove ciclabili, realizzate per più della metà.

Le grandi metropoli, come Madrid, stanno ripensando gli spazi urbani, i trasporti, le vie dedicate e le velocità per le automobili; allo stesso modo, Parigi e la Francia hanno visto il massiccio aumento di investimenti per servizi di bike sharing e di piste ciclabili.

In Germania stanno aumentando le aziende che prevedono bonus per chi arriva a lavoro in bicicletta, così come incentivi all’utilizzo della stessa. Queste iniziative si inseriscono nel Piano Nazionale per la Ciclabilità 3.0 che ha l’obiettivo di trasformare la Germania in un “paese a prova di bicicletta”.

In generale, la bicicletta ha assunto recentemente un’importanza maggiore ed è presente nell’agenda di nuovi Paesi che in un primo momento non avevano pubblicato la documentazione con le priorità d’intervento per i loro piani nazionali di ripresa e resilienza. 

E lo sharing?

Per avvicinarsi al modello di mobilità sostenibile serve più informatica, più connettività, più intermodalità, più design, più tecnologia, smart city, infrastrutture moderne, progressiva elettrificazione delle automobili, una disponibilità personale a cambiare le proprie abitudini e informarsi sui progressi nel settore e su tutte le nuove opportunità.

Tutto questo può essere riassunto dallo sharing che permette di abbattere sensibilmente i tassi di inquinamento e di utilizzare il mezzo, solo quando è strettamente necessario, con semplicità e rapidità.

E’ stato calcolato che in Europa, ogni secondo si fanno 5 viaggi di mobilità condivisa (+ 76% dei viaggi complessivi) e dei veicoli disponibili (+ 15%). Questo dato è senza dubbio la cartina tornasole del trend attuale nel Vecchio Continente; a maggior ragione se si considera che questo barometro tiene conto delle principali sedici città, principalmente capitali, del territorio. In questa particolare classifica, Parigi occupa la prima posizione con circa 50 mila veicoli utilizzati, seguita da Berlino e Oslo.

Il fenomeno del monopattino

Questi numeri considerano tutti i tipi di mobilità condivisa; dall’automobile, allo scooter, alla bicicletta, al monopattino, quest’ultimo il vero protagonista del biennio a cavallo della pandemia. 

L’utilizzo del monopattino è infatti triplicato su scala continentale. Nel 2020 sono stati compiuti 7,4 milioni di noleggi in monopattino e percorsi 14,4 milioni di chilometri. Rispetto al 2019, nel 2020 aumenta la durata (12,1 minuti) e la distanza dei noleggi (1,8 km) effettuati con questo nuovo tipo di veicolo.

L’aumento esponenziale dell’utilizzo di questo mezzo, condiviso o privato, ha portato a una rincorsa dei paesi in termini di legislazione e tutela della sicurezza, con norme che variano da stato a stato. Generalmente il limite di velocità è stato impostato sui 24/25 km/h, ma è a livello assicurativo e di protezione che sorgono le maggiori differenze, a dimostrazione di un fenomeno in ascesa e attuale.

Benefici psico-fisici

Finora abbiamo considerato la situazione mondiale e quella italiana, in relazione al tipo di mobilità e alle conseguenze che essa produce in termini ambientali. Qui ci concentriamo su un aspetto evidente, ovvio, quanto spesso dimenticato o tralasciato: i benefici psico-fisici.

E’ sotto gli occhi di tutti infatti la necessità di movimento per il proprio benessere psico-fisico; l’attività fisica favorisce il buon umore, l’attività cognitiva e la salute dell’organismo. Potete trovare un approfondimento in questo senso qui. In poche parole, andare in bicicletta fa bene, così come camminare. 

Se non siete convinti, su questo punto è possibile trovare una letteratura pressoché infinita, tra siti e riviste specializzate. A titolo di esempio di seguito trovate alcune pillole sull’uso della bicicletta. 

Chi usa la bicicletta vive mediamente 2 anni più a lungo di chi non pedala e prende il 15% in meno di giorni di malattia; un adulto che usa regolarmente la bicicletta avrà un livello di forma fisica uguale a quello di una persona 10 anni più giovane. I paesi con più alte percentuali di uso della bicicletta e di spostamenti a piedi hanno generalmente tassi di obesità più bassi.

Pedalare ha un effetto sulla salute psicofisica, migliorando i livelli di benessere, sicurezza in sé stessi e tolleranza allo stress, riducendo contemporaneamente la stanchezza, i disturbi del sonno ed una gamma di vari altri sintomi.

La mobilità attiva ha effetti positivi sulla salute mentale e facilita la creazione di relazioni sociali e il senso di comunità nei residenti.

A prescindere dal tipo di mezzo utilizzato, è indiscutibile quanto una svolta ambientale sia, da un lato improrogabile, dall’altro parzialmente in atto. La presa di coscienza collettiva rappresenta una ottima base da cui partire, così come le strategie politiche sempre più orientate in questa direzione; questo è sicuramente un felice punto di partenza rispetto al passato. Come si evidenzia da più parti però, non c’è tempo da perdere.

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